Come viviamo le emozioni

Nella nostra vita abbiamo ricevuto un’educazione che ci è stata utile perché ci ha insegnato delle cose, ma anche dannosa perché ne ha nascoste altre, se ci è stato insegnato che le emozioni possono essere elementi di disturbo e di disagio, cresciamo con la percezione che quello che proviamo è sbagliato, che noi stessi siamo sbagliati e questo ci porta a disconoscerci, a perdere il contatto con la nostra interiorità, ad avere una minore capacità di rapportarsi agli altri; chi invece cresce sapendo che se esprime il suo sentire viene ascoltato e accettato, sviluppa un senso di sicurezza e autostima e quindi è in grado di avere relazioni più autentiche. Accompagnare la crescita significa sostenere l’individuo affinchè possa comprendere se stesso e gli altri; a tal fine il genitore o l’educatore non devono usare come strumenti le regole, il consiglio o la punizione ma, un ascolto empatico tendente alla comprensione delle motivazioni interne. Favorire una crescita sana significa assecondare l’energia vivificante della persona in divenire verso la propria individuazione. Spesso la difficoltà dei genitori a dare libertà e accettare i figli nella loro diversità è dovuta proprio al fatto che essi hanno con dolore rinunciato alle proprie aspirazioni per restare conformi alle regole comuni.  Le emozioni sostengono e rafforzano la creatività; rifiutarle rende sterili e impotenti. Spesso l’aggressività è un’emozione che viene soffocata proprio per il timore di essere abbandonati o di perdere il controllo; questa regressione porta a rinunciare all’affermazione di sé, a stabilire i propri confini. Lavorare con le emozioni significa imparare a sentirle nel corpo e avere la forza di esprimerle. Il lavoro terapeutico tende a metterci in contatto con le emozioni, non a liberarcene; la meta è rendere il corpo capace di non frammentarsi e rimanere organizzato in momenti di grande intensità; lasciarsi emozionare continuando a ragionare e interagire, pienamente sintonizzati su di sé e sugli altri. Nell’ambito scolastico gli insegnanti hanno molte occasioni per sostenere lo sviluppo emozionale degli allievi, non con metodi autoritari e punitivi, ma con l’ascolto, non per giudicare o criticare o dare consensi, ma per condurli verso l’autoesplorazione e comprendere il loro mondo interno. Questo atteggiamento può portare i ragazzi ad un processo di riflessione e stimolarli a divenire più consapevoli del loro sentire.

La parola è viva, crea comportamenti e situazioni, crea la realtà. Il linguaggio che noi usiamo per comunicare provoca un impatto importante sugli altri e chiarisce il ruolo che noi occupiamo nella vita. Se nella vita assumiamo un ruolo di vittima, useremo un linguaggio che toglie potere e responsabilità alle nostre azioni; se invece è un ruolo autoritario avrà un linguaggio autorevole, senza incertezze. Spesso usiamo parole che danno forza e significato alle nostre scelte e altre che invece tolgono incisività e non ci fanno assumere la responsabilità (ad es. la parola “dovere” al posto di “volere”); rinunciare a quell’energia che prende forma dal potere personale svuota di significato le nostre azioni, annulla il piacere di esprimere idee, desideri e sentimenti e soprattutto la libertà di essere gli artefici della nostra vita.

By |2020-03-25T08:48:31+01:00Marzo 25th, 2020|Senza categoria|2 Comments

About the Author:

Sono Lizi Paragano, artista dei colori dedita alla creazione di Mandala, lavorando sui quali ho sentito, giorno dopo giorno il cambiamento e la consapevolezza di me stessa.

2 Comments

  1. bahis 30 Agosto 2020 at 0:10 - Reply

    Viel Glück in Ihrem Blog, wie ich weiterhin regelmäßig zu folgen.
    Anallise Kendell Agnew

    • Lizi 14 Settembre 2020 at 17:36 - Reply

      ti ringrazio molto!

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